Come funziona un Pressostato?

Il pressostato è un dispositivo che permette la chiusura e l’apertura di un circuito elettrico, grazie semplicemente alla variazione automatica della pressione. Viene impiegato in moltissimi settori, dall’idraulica alla termoelettrica, dove è installato in apparecchi come le pompe idrauliche, i compressori e gli impianti di riscaldamento e climatizzazione. Ma, più nel dettaglio, come funziona un pressostato? Scopriamolo nei prossimi paragrafi.

Innanzitutto… cos’è un Pressostato?

In un pressostato è presente un fluido nel quale è immerso un elemento, quando la pressione aumenta o diminuisce il fluido si espande e si contrare, di fatto consentendo o meno il passaggio della corrente elettrica. Questi sistemi sono molto utilizzati sia nelle industrie che negli impianti domestici e aziendali, dove riescono a controllare flussi di aria, di liquidi e di gas, sui quali è possibile intervenire sia automaticamente che manualmente in caso di necessità.

Il pressostato è conosciuto anche come interruttore di pressione, perché quando opportunamente configurato permette di rilevare la variazione di pressione all’interno di un sistema, rispondendo in base alla programmazione effettuata o al meccanismo manuale impostato tramite impulsi elettrici.

  • Pressostati meccanici. Esistono diverse tipologie di pressostato in commercio, tra cui i più comuni sono quelli meccanici ed elettronici. I pressostati meccanici sono composti da una serie di meccanismi piuttosto complessi, che possono essere calibrati e tarati in base alle proprie esigenze.

    Vengono utilizzati per controllare la portata di aria negli impianti di condizionamento e nei sistemi professionali e industriali di ventilazione. Inoltre i pressostati meccanici possono trovare uso anche nella regolazione dei liquidi e dei gas, ad esempio negli impianti di riscaldamento e sanitari. 
  • Pressostati idraulici. I pressostati idraulici sono utilizzati soprattutto nei sistemi antincendio, ma anche nelle piscine, negli impianti automatizzati d’irrigazione dei giardini e delle aree esterne, nei sistemi di riserva idrica, nell’industria alimentare e nei sistemi che funzionano con combustibili allo stato liquido.
  • Pressostati pneumatici. I pressostati pneumatici sono invece particolarmente indicati per lavorare con i gas pressurizzati. La maggior parte di questi dispositivi sono impiegati all’interno dei compressori d’aria. I pressostati pneumatici rilevano automaticamente la pressione interna nella camera, poi in base all’impostazione del dispositivo possono aprire o chiudere l’uscita di aria attraverso una semplice connessione elettrica.
  • Pressostati elettronici. I pressostati elettronici a differenza di quelli meccanici sono sicuramente ben più complessi. La loro funzione è quella di trasformare il livello di funzione in un formato digitale, che possa essere letto e interpretato da un computer. Sicuramente si tratta di dispositivi più costosi rispetto ai pressostati meccanici, ma spesso sono invece più resistenti. Ciò è possibile per l’assenza di parti mobili, solitamente le componenti più fragili e a rischio di rottura nei pressostati tradizionali. Ma come funziona un pressostato elettrico? All’interno del dispositivo è presente un sensore di rilevamento della pressione, dove si trova anche una piccolissima membrana.

    Un mini circuito composto da piccolissimi resistori rileva anche ogni più piccola alterazione della membrana, grazie al controllo della tensione elettrica dell’intero sistema. Tutte le alterazioni sono continuamente elaborate da un micro-processore, situato all’interno di un sistema elettronico. Il mini-processore deciderà, in base a dei parametri fissi pre-impostati, che tipo di comando azionare, quindi se aprire o chiudere il contatto elettrico.

Come funziona un pressostato: differenze tra meccanici ed elettrici

pressostati meccanici sono dei sistemi decisamente più semplici ed economici, facilmente installabili su qualsiasi tipo di dispositivo come compressori, impianti idraulici e di gestione dei fluidi. Purtroppo a volte possono subire danni o guasti alle parti mobili, cioè nei meccanismi di azionamento delle varie componenti che ne rendono possibile il funzionamento attraverso lo scatto. Inoltre non offrono un livello di precisione altissimo, per questo sono perfetti per sistemi poco complessi o con variazioni di pressione piuttosto alti.

Invece i pressostati elettronici sono estremamente precisi, in grado di misurare le più piccole alterazioni di pressione. Ovviamente sono ben più complessi e costosi, ma l’assenza di parti mobili meccaniche fa si che difficilmente si rompano, durando molto più a lungo.

Utilizzi dei pressostati

I pressostati vengono utilizzati in tantissimi impianti e apparecchi, sia nel campo domestico che in quello industriale e commerciale. Per esempio si possono trovare pressostati nelle pompe idrauliche, nei sistemi di irrigazione, negli impianti antincendio, nei sistemi di refrigerazione, negli impianti termoidraulici e in quelli di climatizzazione, nei compressori e in molti altri ancora.

Oggi grazie alle nuove tecnologie è possibile utilizzare i pressostati insieme ai moderni sensori di rilevazione, sia per ottenere un controllo completo del funzionamento stesso del sistema, che per avere a disposizione la possibilità di intervenire in caso di necessità. Per esempio grazie ai sensori di rilevamento dell’anidride carbonica è possibile gestire la qualità dell’aria degli ambienti.

Installando un pressostato elettronico e collegandolo a un’apposita centralina, i sensori potranno avvisare il sistema di liberare o meno un gas o dell’aria più pulita nel caso la soglia di CO2 dovesse superare i limiti. Lo stesso vale per i sensori di temperatura, che possono azionare automaticamente l’uscita di un liquido antincendio in caso di necessità, oppure aumentare il flusso di aria condizionata emesso dall’impianto di climatizzazione.

Come si effettua la manutenzione di un pressostato

Come tutti i dispositivi, anche il pressostato richiede una regolare e periodica attività di manutenzione per assicurare che il suo funzionamento sia efficiente nel tempo. L’operazione più importante da fare è quella relativa alla sua pulizia in quanto bisogna evitare che calcare e impurità, come detto in precedenza, possano accumularsi al suo interno e provocare il blocco dei contatti che avviano o arrestano il dispositivo. La pulizia può essere eseguita sia autonomamente, purché si abbia un minimo di dimestichezza con le operazioni manuali, sia rivolgendosi ad un tecnico specializzato per evitare di provocare ulteriori danni all’apparato.

La manutenzione deve essere eseguita con il pressostato scollegato dall’energia elettrica e dopo averlo svuotato, tramite un apposito rubinetto, per evitare che al suo interno sia presente anche una minima pressione. A questo punto può iniziare lo smontaggio del dispositivo, magari seguendo le indicazioni che sono indicate all’interno del libretto di istruzioni. In alternativa basta eseguire una ricerca sul web dove sono presenti diversi tutorial sull’argomento. Una volta che il pressostato è stato aperto bisogna eseguire la pulizia rimuovendo accuratamente tutti i residui presenti al suo interno utilizzando un cacciavite sottile o un filo di ferro. Tutta questa operazione deve essere eseguita con molta cautela perché il rischio maggiore che si corre è quello di danneggiare la membrana che comporterà un errato o mancato funzionamento del pressostato. Terminata la pulizia si procederà con il rimontaggio e con la verifica del regolare funzionamento attraverso cicli di scarico e carico del pressostato.

Conclusioni 

Il funzionamento dei pressostati non è molto complesso, ma di tratta di uno strumento fondamentale in grado di controllare e gestire con estrema precisione sistemi di diverse tipologie. Grazie all’uso di sensori è possibile ottimizzare sia i nuovi impianti che quelli già esistenti, ottenendo un controllo completo sui flussi di liquidi e gas all’interno dei sistemi idraulici e termoelettrici.

Scopri la sezione dedicata ai pressostati su ITSensor!